IL PASSEGGERO ANARCHICO

DSCN014822

IL PASSEGGERO ANARCHICO

A bordo volano distrattamente le parole: si mescolano tra i passeggeri e l’equipaggio assieme a frasi di circostanza, formule di cortesia e voci a passeggio senza meta ne’ illusioni. Il barman mette tutto nello shaker, aggiunge un po’ di ghiaccio e agita il tutto con eleganza e professionalità per poi servire in un cocktail di effimero piacere.

Un po’ in disparte siede il passeggero anarchico. Non è difficile riconoscerlo: ha sempre un libro tra le mani. A volte chiude il libro, a volte chiude anche gli occhi per guardare più lontano e meditare il suo destino. E’ troppo innamorato delle parole per sprecarle a cuor leggero; le parole più silenziose sono quelle che predilige, e allora… aspetta. Lo sciabordio delle onde sullo scafo e un pizzico di mondanità che si respira a bordo gli distendono pian piano il tanto atteso tappeto di silenzio: è arrivato il momento di riporre il libro e il bicchiere ed estrarre la penna e il taccuino: è quello il suo shaker.

Ecco allora come ogni parola torna ad acquisire un senso, uno scopo, anzi, un silenzio, poiché è necessario il silenzio per disporre le parole sugli scaffali invisibili di un quaderno. Certo, è un lavoro di pazienza, un complicato gioco d’incastri dove stridono a volte le costellazioni alla deriva con le carte di credito, dove la curva della luna non coincide quasi mai con la linea dell’orizzonte.

A volte si alza, va sul ponte della nave, chiude gli occhi e respira boccate profonde di oceani inconclusi. Solo allora il silenzio si fa lirica, solo allora può ghermire le parole adeguate, shakerarle ben bene in un cocktail di poesia e servirle al gentile lettore che abbia la pazienza e la benevolenza di leggerle. Di leggerle in silenzio, naturalmente…

South Pacific, in the middle of nowhere. 5 dicembre 2017

IL PASSEGGERO ANARCHICOultima modifica: 2020-03-17T05:36:50+01:00da raffaello115
Reposta per primo quest’articolo