GENTI ARABE IN AFRICA ORIENTALE

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Quando decisi di fare le vacanze in Kenya, correva l’anno 1985, l’idea era quella di andare in un paese equatoriale, di fare il bagno a Dicembre in spiagge incontaminate, magari anche di fare un bel safari fotografico…

Sì, certo, ma oltre a quello mi ero documentato prima di partire e avevo visto che proprio vicino al villaggio turistico di Watamu dove avevo prenotato, c’era un sito archeologico arabo. Sì! Proprio arabo! Le attuali genti keniote discendono infatti nella maggioranza dei casi dalla fusione di popolazioni bantu con genti arabe e persiane che quivi vennero a stabilirsi.

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Il sito archeologico in questione è quello di Gedi. Essendo situato a otto chilometri circa da Watamu, decisi di farmela a piedi. Non fu una buona idea. Otto chilometri non sono tantissimi, e lo sono ancor meno quando si hanno 22 anni, ma sotto il sole equatoriale possono diventare infiniti…

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Gedi è una città che fu abitata tra il XII e il XVII secolo. Oggi si vedono le rovine di questa città proprio nel bel mezzo di una radura in mezzo alla foresta. La città ebbe il suo apogeo durante il XV secolo quando raggiunse una popolazione di quasi tremila unità e si costruì  una doppia cinta muraria al fine di separare il ricco artiere borghese da quello degli altri cittadini.
Nella parte più ricca della cittadina trovano spazio le rovine di tre moschee, il palazzo del sultano e diverse case borghesi nelle quali sono stati rinvenuti pochi ma significativi oggetti quali  una lampada proveniente dall’India, un paio di forbici di fabbricazione spagnola, vetri veneziani e cocci di un vaso cinese di porcellana. Questi pur scarni rinvenimenti mostrano come i mercanti arabi di questa città fossero davvero in contatto
con mezzo mondo. La città doveva dunque godere di una certa floridezza, anche se limitata alla sola zona borghese. E’ lì che si trova la Moschea più grande.

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Tutti gli edifici sono costruiti in un calcare corallino locale, anche quelli della parte meno ricca della città. Anche lì sono stati rinvenuti i resti di altre cinque moschee. Sono state portate alla luce anche alcune tombe e si è ritrovato anche il “mhirab”, cioè la nicchia rivolta verso La Mecca.

 

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Ricordo che ero nel mezzo del giorno, forse l’una, faceva un caldo insopportabile e l’area archeologica era inoltre deserta. Ero io l’unico visitatore. A un certo punto ebbi persino un po’ di paura: mentre mi aggiravo per le rovine udivo un continuo rullare di tamburi (seppi poi che si trattava di una tribù somala che viveva da quelle parti), tutt’intorno c’era una foresta e uno stridio di scimmie. A un certo punto ricordo che udii uno strano sibilare: istintivamente abbassai la testa e mi passò sopra un grande uccello. O occhio e croce sembrava un’aquila. In realtà non so nemmeno se esistono aquile da quelle parti.

Anche il ritorno lo feci stoicamente a piedi…

GENTI ARABE IN AFRICA ORIENTALEultima modifica: 2020-01-12T22:38:14+01:00da raffaello115
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