SULLE TRACCE DI RIEMENSCHNEIDER

Era il luglio del 1981, era il mio primo viaggio all’estero, in Germania con la scuola per un soggiorno/studio di tre settimane. Eravamo a Stuttgart. La mattina si andava a scuola. Il pomeriggio venivano spesso organizzate visite o escursioni oppure avevamo il pomeriggio a disposizione. La sera si rientrava in famiglia per la cena. Fu durante uno di quei pomeriggi “in esplorazione” che mi recai a Esslingen, una cittadina poco lontana da Stuttgart. Fu nella chiesa di St.Dionys, una bellissima chiesa nel più tipico stile gotico tedesco che feci uno degli incontri della mia vita: quello con lo scultore Tilman Riemenschneider.Riemenschneider,holy-blood-altar-corpus-2

Quel primo incontro mi segnò a tal punto che iniziai subito a documentarmi per vedere se c’erano da quelle parti altre sculture di Riemenschneider, e mi avvidi che sì, ce n’erano di molto belle anche a Rothemburg ob der Tauber, una cittadina bavarese un poco più distante che, almeno secondo quanto mi diceva la guida Touring era anche una bella cittadina.

Fu così che nella famiglia dove vivevo, il signor Voltermann mi disse che per quella domenica gli sarebbe piaciuto fare un’escursione di una giornata con la moglie e mi chiese dove volevo andare… Lui mi suggerì Ulm (e in effetti ne sarebbe valsa la pena). Ma io dissi subito con decisione: Rothenburg ob der Tauber. Mi disse anche che se volevo avrei potuto portare anche due dei miei compagni di classe. E così chiesi a Giovanni e a Laura se volevano venire anche loro.

Fu davvero una visita memorabile: ebbi come l’impressione di trovarmi in una specie di San Gimignano: stradine strette, qualche torre… ma una San Gimignano “alla tedesca” con chiese gotiche e case a graticcio… Sembrava davvero di essere in una favola.

Ovviamente non persi tempo e con i miei compagni di classe mi recai subito alla chiesa di Sant-Jakob: una splendida chiesa gotica, ancora più bella di quella di Esslingen

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Il mio obbiettivo era ovviamente Riemenschneider, e devo dire che le mie aspettative non andarono deluse, anzi: quei due altari conservati in quella chiesa mi piacquero ancora di più di quello di Esslingen. In quell’ultima cena c’è una severità espressiva dei volti che sfiora la ciceroniana gravitas (anche se lui di gravitas non ne aveva sentito probabilmente nemmeno parlare) volti tesi a rispecchiare l’interiorità di ciascun personaggio. E poi l’uso dei volumi, la profonda partecipazione emotiva delle sue figure, i dettagli dell’abbigliamento, delle barbe… Certo, c’erano quei panneggi così spezzettati, così arzigogolatamente gotici che per me, fiorentino abituato a Donatello, a Desiderio, a Verrocchio, a Pollaiolo, mi parvero strani in un artista operante già tra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento, eppure quei volti avevano in se’ un’umanità talmente prepotente da essere già considerabili come rinascimentali.

Da quel lontano 1981 sono tornato altre tre volte in Germania e, quando ne ho avuta la possibilità, sono tornato alla scoperta di altri lavori di questo grande artista: in particolare ricordo la breve visita che feci una volta a Wuerzburg, di ritorno da Hamburg. Wuerzburg è la città nella quale Riemenschneider visse più a lungo e anche dove ultrasettantenne morì. In quella splendida città bavarese ho avuto anche la possibilità di conoscere non soltanto il Riemenschneider sublime intagliatore in legno, ma anche il Riemenschneider scultore in pietra e in marmo. In ogni caso un grande artista.

 

SULLE TRACCE DI RIEMENSCHNEIDERultima modifica: 2020-01-04T03:44:48+01:00da raffaello115
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