LIFOU: UN GIORNO DA KANAKO

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A LIFOU (NUOVA CALEDONIA) UN GIORNO DA KANAKO

E’ dura sotto il sole la strada principale che da Notre Dame de Lourdes porta a Saint François d’Assis: e contro il caldo umido dell’isola un po’ di acqua di cocco bevuta direttamente dal frutto con una cannuccia può essere persino più rinfrescante di una birra.
Lungo la strada non è infrequente incontrare qualche isolano al riparo di una semplice capanna che per due dollari (o più spesso tre) ti pratica all’istante col suo machete un foro sulla noce e ti porge l’agognata bevanda completa di cannuccia. Sono tutti molto gentili, parlano un inglese molto approssimativo, ma si esprimono tutti in un ottimo francese. Se vi capita di passare di là, fermatevi da questi quattro ragazzi: Marcel, Jacobe, Jean Pierre e Joseph: hanno tutti lo stesso radiante sorriso.
Se ci fate amicizia è probabile che v’invitino a sedervi tra loro e, mentre affilano il machete e cercano al tempo stesso di attirare l’attenzione dei turisti che passano ansimanti sotto la canicola, vi racconteranno forse la loro giovane storia, che è comunque una storia fatta di tante piccole storie. Vedrete loro illuminarsi gli occhi al solo parlargli di Christian Karembeu, la loro gloria nazionale, nato ad appena due capanne di distanza da loro: lui sì che ne ha fatta di strada: con la maglia della Nazionale francese di calcio e con quella del Real Madrid è diventato una stella di prima grandezza…
Ma al tempo stesso saranno felici di ascoltare molto volentieri un occasionale visitatore come me e ascolteranno con interesse quel che avrete da raccontargli.
Gli ho parlato di Gauguin , di ciascuno dei loro santi onomastici, ho insegnato loro a dire “Bonne journée!” in inglese e gli ho parlato di quello strambo pittore parigino che, un po’ più di cento anni fa andò a vivere in un’isola simile alla loro, poco distante, alla ricerca di una fonte d’ispirazione primitiva per una pittura più pura.
Ho parlato loro anche di come un antico filosofo greco avesse imparato a vivere felice non per possedere molto, bensì per desiderare poco e contentarsi di quel poco che aveva. Una filosofia molto simile alla loro.
Mi hanno offerto il succo di ben tre noci di cocco. Poi mi hanno offerto anche un paio di birre e non hanno voluto che pagassi niente. Sono stati però contenti che abbia lasciato loro un po’ del mio tabacco.

Peccato che la chiesa di Saint-François d’Assis fosse chiusa, ma la visita alla grotta speleologica con la piscina d’acqua naturale situata proprio al centro della grotta, nel bel mezzo di una foresta tropicale ha ripagato in abbondanza la difficoltà dell’impervio cammino che ho dovuto affrontare per raggiungerla.

Quando poi sono passato di nuovo dalla loro capanna, Marcel, Jacobe, Joseph e Jean-Pierre erano letteralmente invasi da turisti assetati, tutti con i mano i due dollari per dissetarsi. Avevano finito le noci di cocco e dovevano andare a rifornirsi. Così abbiamo fatto un pezzo di strada insieme, poi loro dovevano andare da Madame Alice per chiederle in prestito la macchina per poter trasportare le noci di cocco. Dopodiché sarebbero andati ad arrampicarsi sulle palme per procurarsele.
“Ma quanto vi fa pagare Madame Alice per prestarvi la macchina?”
“Niente!” M hanno risposto. “Qua ci scambiamo i favori. Se poi uno appartiene alla tua stessa tribù è come un fratello e ai fratelli non si presenta mai il conto.”
Mi sono reso conto che avevo fatto una domanda da occidentale.
Con Marcel e con Jean-Pierre rimarremo in contatto: hanno entrambi un profilo su Facebook.
Ci siamo fatti una foto di gruppo e ci siamo separati: “have a good day!” mi hanno detto, facendomi capire di aver tratto profitto dalla breve lezione pratica d’inglese che avevo appena loro impartito e che gli era molto utile per trattare con i turisti.
Ho continuato ancora un po’ da solo, sempre sotto il sole: ho fatto un giro al mercato dove ho comprato un pareo per Margot, poi mi sono fermato un po’ in spiaggia, dove ho fatto il bagno: una spiaggia di sabbia bianchissima, ma disseminata da un’infinità di pezzetti di corallo. Ho resistito alla tentazione di prenderne uno come “ricordino” e ho preferito andare a farmi una bella nuotata rigeneratrice in quelle limpide acque.
Poi ho fotografato alcuni fossili incrostati sulle rocce.
In fondo non ho bisogno di ricordini: il sorriso di Marcel, di Joseph, di Jacobe e di Jean-Pierre è di gran lunga il più bel souvenir che potessi portare con me.

Kejényi – Lifou – Nouvelle Calédonie

6 dicembre 2017

LIFOU: UN GIORNO DA KANAKOultima modifica: 2019-11-23T05:27:17+01:00da raffaello115
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