IMMERSI NEL VERDE PREAPPENNINICO

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Magari qualche volta può andar bene anche recarsi in un qualche luogo ricco si di storia, perché la storia non manca nemmeno a Londa, ma… più più che altro suggestivo per la posizione che lo vede come incuneato tra i rilievi preappenninici…
Eppure la vita a Londa iniziò molto presto, già verso il VI secolo AC una piccola comunità etrusca aveva antropizzato questa zona: ce lo rivela inequivocabilmente una stele etrusca di questo periodo e ce lo rivelano anche alcuni toponimi di alcune sue frazioni come Rata e Rincine.

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Altri toponimi invece, come Caiano o Petroio risalgono al successivo periodo romano e ci raccontano che anche in questo periodo la zona era abitata.
Nel medioevo ritroviamo invece i Conti Guidi del Casentino a signoreggiare da queste parti. Forse signoreggiarono un po’ troppo, tanto da indurre Firenze a distruggere i loro castelli e a costruire, un po’ di chilometri più a nord quel Castel San Barnaba divenuto poi nucleo dell’attuale Scarperia, sorto col fine di controllare queste zone e limitare il potere di questi feudatari.
Solo nel periodo lorenese Londa acquisì lo status comunale. Del borgo antico ben poco rimane: il terremoto del 1929 e il successivo conflitto mondiale ne cancellarono quasi ogni traccia. Quel ponticino sul torrente Rincine è ottocentesco, ma io che sono un romantico, amo pensare che sia stato costruito in luogo di un precedente ponte etrusco…
Qualcosa ancora rimane nelle frazioni di Londa: San Leolino, Petroio, Caiano e Rincine, pur modestissimi borghi, hanno ancora le loro chiese romaniche, Tra tutte spicca quella di Rincine, dedicata a Sant’Elena che ha al suo interno una terracotta robbiana attribuita a Benedetto Buglioni. Secondo la tradizione la regina Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino sarebbe venuta proprio da queste parti a vivere in meditazione gli ultimi anni della sua vita… Una scelta questa fatta anche alcuni secoli più tardi da un monaco campano, un tal Gaudenzio, da cui derivarono poi l’abbazia e il paese oggi noti come San Godenzo.
Oltre alla storia e all’incomparabile paesaggio c’è poi un altro motivo che mi lega a Londa: mio figlio. Aveva circa sei anni quando improvvisamente scoprì la sua vocazione/ossessione di pescatore. Era talmente ossessionato dalla pesca che fino a 10 anni nei suoi disegni lui non disegnava come gli altri bambini il babbo, la mamma e lui stesso con la casa alle sue spalle, bensì il babbo e lui stesso in riva al lago con la canna da pesca e i pesci che abboccavano e la mamma un po’ più in là…
Personalmente avevo sempre considerato la pesca come il più noioso dei passatempi, ma alla fine mi toccò appassionarmi: era tanta la soddisfazione nei suoi occhi quando, catturato un pesce lo slamava per metterlo nel retino che… pur non avendo mai amato la pesca in quanto attività, l’ho amata successivamente in quanto fonte di gioia per mio figlio. E così spesso la mattina ci alzavamo prestissimo, ancora di buio, e in Vespa raggiungevamo quello che, impropriamente, viene definito “il lago dell’Onda” (si, si pronunzia proprio così: dell’Onda”).
E dopo aver pescato… andavamo a mangiare a San Bavello, oppure andavamo a farci fare un panino a Contea per poi andare a mangiarcelo al Valico della Croce ai Mori…londaa

 

 

IMMERSI NEL VERDE PREAPPENNINICOultima modifica: 2020-04-24T04:06:50+02:00da raffaello115
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