UN OASI DI PACE NELLA METROPOLI

UN OASI DI PACE NELLA METROPOLI

mexico.istcult.mexxicostacatarina

Pablo Neruda racconta nelle sue memorie che quando era ambasciatore del Cile in Messico viveva a Coyoacan, una città coloniale sulle sponde della Città del Messico. Pochi decenni dopo Neruda è capitato anche a me che la vita mi portasse a vivere a Città del Messico, una città che non sono mai riuscito ad amare completamente: troppo grande, troppo caotica, inquinata, a volte anche aggressiva nei confronti di uno straniero che come me cerca soltanto tranquillità.
Ma poi ho avuto la fortuna di lavorare per l’Istituto Italiano di Cultura, che si trova proprio a Coyoacan, Calle Francisco Sosa al numero 77. E quella è stata la mia fortuna. Quel lavoro mi ha permesso di lavorare in una delle tante case signorili che popolano questa strada. Naturalmente, la Coyoacan che ho conosciuto non era più la stessa di Neruda: molti edifici non erano più gli stessi, molti erano stati restaurati, per non parlare del fatto che Coyoacan non era più vicino alla Città del Messico: la città era cresciuta ovunque tutt’intorno , trasformando Coyoacan in una sorta di quartiere all’interno della città.
La sede dell’Istituto era una bella casa coloniale del XVII secolo con un patio al cui centro aveva un pozzo completamente coperto di quella specie di maiolica chiamata talavera poblana e con molti fiori quotidianamente visitati dai molti colibrì che ivi si recano per succhiarne il nettare. Era una bella casa, forse non così spettacolare come  la Casa di Alvarado sulla stessa strada o la Casa di Cortez poco distante da lì, ma aveva, come altri edifici su quella stessa strada, lo stesso sapore iberico-arabo-andaluso che ho poi trovato in alcuni interni di Siviglia e Cordova.
Ma il mio posto preferito era senza dubbio la chiesa di Santa Catarina de Siena e la sua bella piazza. Costruita sulle rovine di un antico centro pre-ispanico chiamato Omac, già nel XVI secolo, era sorta una di quelle cosiddette “cappelle aperte”, cioè uno di quei luoghi sacri costruiti appositamente per gli indigeni che in un primo momento avevano come paura ad avvicinarsi al nuovo Dio all’interno di una chiesa oscura. Così i catecumeni ascoltavano i sermoni dei francescani e dei domenicani in cappelle aperte come questa, dedicata alla santa senese. Fu più tardi che i tipici archi delle cappelle aperte furono murati e nacque l’attuale chiesa, anche se la sua facciata fu quasi completamente rifatta dopo il terremoto del 1895.
Ha una torre sul lato destro e un campanile quadrato del XVII secolo, sormontato da una piccola cupola con lanterna. Mentre la facciata è decorata con alcune decorazioni fatte a forma di giaguaro. Il tempio fu completato nel 1640, poi nel XIX e XX secolo le porte furono aggiunte agli ingressi e una recinzione in pietra intorno alla piazza e alla cappella.
Coyoacàn ovviamente non si riduce alla sola Calle Francisco Sosa e la piccola Plaza di Santa Caterina: il suo centro è la grande Plaza Hidalgo, ma… Vi parlerò ancora di quell’oasi di pace nel mezzo della metropoli.mexicodfinst   mex.ist.cult.mexicodfinst

 

UN OASI DI PACE NELLA METROPOLIultima modifica: 2020-01-31T07:39:51+01:00da raffaello115
Reposta per primo quest’articolo